lunedì 23 aprile 2012

25 aprile 2012 nell'Italia occupata Nel più inquieto clima sociale degli ultimi decenni, domani ricorderemo il 25 aprile che Tremonti e Berlusconi volevano abolire assieme al 1 Maggio ed al 2 giugno le tre fondamentali ricorrenze della democrazia italiana. A suo tempo la reazione più energica alla proposta del governo fu dell'Anpi. Non ricordo una forte reazione della CGIL o del PD che si limitarono a manifestare il loro disaccordo. La festa della Liberazione sarà celebrata quest'anno da un governo che ha instaurato una sorta di dittatura fiscale sul ceto medio e sulla classe operaia e che ha quasi azzerato le più significative conquiste del lavoro come l'art.18, il diritto ad un contratto nazionale, il diritto ad un salario equo. La linea di tendenza nella quale il governo iscrive la sua politica sindacale è quella del deprezzamento e dello svilimento del lavoro che viene remunerato con retribuzioni sempre più basse ed oramai insufficienti a garantire una esistenza decorosa ai lavoratori ed alle loro famiglie. Nel mirino del governo è anche tutto il welfare. Le pensioni sono stati portate quasi a 70 anni e falcidiate, la scuola ha imboccato la strada della privatizzazione assieme alla sanità. Privatizzazioni che si faranno alla "italiana" e cioè a spese sempre dello Stato come avviene già per le ferrovie e le telecomunicazioni. Ma la Festa della Liberazione dovrebbe farci riflettere non soltanto sul fallimento della difesa della Costituzione specialmente nella sua parte fondamentale che riguarda il lavoro ed il welfare ma anche sulla occupazione militare ed economica dell'Italia che mai come adesso è prigioniera delle forze che dominano il campo euro-atlantico. Con l'Euro abbiamo perduto la sovranità nazionale. Siamo stati tutti europeisti pensando alla Europa della pace e della grande integrazione economico-sociale dei popoli. Oggi l'Europa è militarista, braccio armato degli USA nel mondo e si è data una dottrina sociale basata soltanto sugli interessi delle aziende e del capitale. Dobbiamo riflettere sulla pesantezza della occupazione militare dell'Italia. 113 basi militari, depositi di bombe nucleari ed attrezzature per spiare il mondo e per l'uso degli spaventosi aerei senza pilota ci tengono sotto stretto controllo. L'Italia è territorio colonizzato dagli USA che nelle enclavi che si sono attribuiti esercitano un dominio assoluto. Anche se abbiamo qualche generale nella Nato non contiamo niente nella gestione della difesa del nostro Paese. L'Italia è ha più una politica estera autonoma. Può agire soltanto nello stretto ambito secondario che ci concedono gli USA. Una celebrazione fatta soltanto di rievocazione dei valori e delle gesta della resistenza è diventata insufficiente ed inutile. Dobbiamo cominciare a pensare ad un 25 aprile di Liberazione dalla quasi secolare occupazione USA del nostro territorio e dalla nostra dipendenza-prigionia dall'Euro e dalla Unione Europea. Insomma la strada che abbiamo fin qui percorso di cittadinanza dentro l'alleanza occidentale e di europeismo è diventata contraria agli interessi nazionali. Restare dentro l'euro-atlantismo aggraverà la condizione di subalternità dell'Italia e di disfacimento dei valori e degli interessi che la Costituzione ha finora protetto. La Costituzione è diventata carta straccia dentro l'UE e le istituzioni della nostra democrazia a cominciare dal Parlamento non contano più niente. Non sarà facile liberarci dei ceppi che ci tengono prigionieri ma non possiamo neppure rassegnarci a diventare una mera espressione geografica come sosteneva già al Congresso di Vienna del 1815 Metternich. Inoltre non siamo stinchi di santo e ci comportiamo in modo indegno con gli immigrati. Inoltre abbiamo massacrato i libici, gli irakeni e gli afghani come killers degli americani. Ci siamo muniti di lagers c he tengono persone prigioniere anche per 18 mesi senza ragione. Oggi la condizione dell'Italia è peggiore e meno significativa di quella che ha avuto dall'Unità fino al patto d'acciaio con la Germania. Inoltre stiamo subendo un processo di deindustrializzazione e di colonizzazione economica che ci farà regredire dal ruolo di seconda potenza manifatturiera dell'Europa. Ma tutto si tiene e non avremo libertà economica se non riconquisteremo la libertà politica. Pietro Ancona

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